Inverno, vaccinazioni per garantire l’autosufficienza
I donatori sono tra le categorie indicate dal ministero per cui è raccomandata la vaccinazione
Inverno, vaccinazioni per garantire l’autosufficienza

L’autosufficienza nazionale per gli emocomponenti

è stata garantita anche nel 2017 grazie alla

solidarietà tra Regioni, con circa 70mila unità

scambiate e acquisite soprattutto da Sardegna e

Lazio. Il dato è contenuto nel Programma Nazionale

per l’Autosufficienza appena pubblicato in

Gazzetta Ufficiale, secondo cui Piemonte e Lombardia

sono le regioni che hanno contribuito di

più.

Nel 2017, riporta il piano elaborato dal ministero

della Salute e dal Centro Nazionale Sangue, la

produzione di globuli rossi è stata di 42,3 unità

per mille abitanti, in discesa rispetto ai 44,5 ogni

mille abitanti del 2012 che rappresenta il picco

degli ultimi anni. La regione che ha una maggiore

produzione è il Molise, 53,2 unità, mentre quella

più bassa è in Campania (29,3). Per quanto riguarda

il consumo la Sardegna richiede 66,8 unità di

globuli rossi ogni mille abitanti, soprattutto per

la presenza di molti pazienti con malattie che necessitano

di trasfusioni periodiche come la talassemia,

mentre la Campania mostra il fabbisogno

più basso (29,4). “Il contributo all’autosufficienza

nazionale di globuli rossi – si legge – è stato prevalentemente

fornito da Piemonte (27%), Lombardia

(16%), Veneto (14%), Trento (10%), Emilia-Romagna

(9%)”.

Per il 2018 il piano prevede un fabbisogno di globuli

rossi a favore delle Regioni Sardegna, Lazio,

Sicilia, Abruzzo, Campania e Toscana per un ammontare

complessivo di circa 55.000 unità. Per

questo si richiede alle

Regioni un leggero

incremento (1,25%)

della produzione.

Fra i mesi in cui è necessaria

la maggiore

compensazione, ricorda

il Cns, ci sono

quelli invernali, in

coincidenza con il picco

della stagione influenzale.

Proprio per

questo da quest’anno,

su iniziativa del

Centro e delle associazioni,

i donatori

sono tra le categorie indicate dal ministero per cui

è raccomandata la vaccinazione.

“Le carenze all’inizio dell’anno non sono una novità

– afferma Giancarlo Maria Liumbruno, direttore

generale del Cns -. Se da una parte serve una migliore

e puntuale programmazione della chiamata

dei donatori per effettuare le donazioni da parte

delle associazioni e federazioni del volontariato

del sangue, il problema dell’epidemia influenzale,

che proprio a gennaio-febbraio raggiunge il suo

picco, non può essere trascurato. Per questo offrire

la vaccinazione anche ai donatori, come già

avviene ad esempio in Emilia Romagna, potrebbe

contribuire a mitigare il problema”.

“Il vaccino offerto ai donatori – sottolinea Gianpietro

Briola, portavoce pro tempore del Civis, il

coordinamento dei donatori - permetterebbe di

aumentare le coperture vaccinali e la consapevolezza

dei cittadini sul tema della prevenzione

e dall’altra metterebbe in sicurezza una risorsa

come il sangue che è essenziale per l’erogazione

dei LEA di medicina trasfusionale, come le terapie

per i pazienti talassemici. Offrire l’opportunità

della vaccinazione al milione e 800mila donatori

periodici e associati del sangue significa, come già

accaduto nel 2009 in occasione della pandemia

influenzale da virus A/H1N1, poter meglio garantire

la continuità della disponibilità delle donazioni,

sulla base di una necessaria e puntuale programmazione,

considerando che i donatori di sangue

sono a tutti gli effetti degli operatori del

SSN”.


I numeri:

-70.000 le unità di sangue intero scambiate tra le regioni nel 2017

-1,25% l’aumento della produzione di globuli rossi alle regioni per il 2018

-66,8 unità ogni 1.000 abitanti: i consumi della Sardegna