La legge 833/78, tra passato e futuro la persona resta sempre al centr
Riportiamo alcuni stralci dell’intervento che il presidente di
AVIS NAZIONALE, Gianpietro Briola (in questo momento
coordinatore pro tempore di CIVIS) ha tenuto in occasione del
convegno sui 40 anni del Ssn
La legge 833/78, tra passato e futuro la persona resta sempre al centr

Essere alla Camera significa innanzitutto ricordare quanto sia

stata e sia tutt’ora preziosa la collaborazione tra Istituzioni e associazioni

del dono per conseguire obiettivi socio-sanitari e di coesione

sociale fondamentali.

È lo stesso spirito della legge 833/78, sui cui si soffermeranno i

prossimi interventi, che prevede un ruolo forte del volontariato.

Già l’articolo 1 della legge è chiaro nell’affermarlo:

“Le associazioni di volontariato possono concorrere ai fini

istituzionali del servizio sanitario nazionale nei modi e

nelle forme stabiliti dalla presente legge”.

È con gioia che ringrazio tutte le 8 associazioni

qui oggi rappresentate. Il mio

grazie va ai loro dirigenti e ai loro volontari,

per l’opera che quotidianamente

svolgono, con gratuità, in ogni area geografica

del nostro Paese. Chiedo pertanto

a ciascuno di voi di farsi portavoce di questo

ringraziamento, estendendolo a tutti i

propri volontari e donatori.

L’Italia ha una antichissima tradizione

di volontariato, opere caritative e assistenziali,

attive nei più differenti settori

e presenti in ogni angolo della penisola,

dalle zone più urbanizzate ai comuni più

piccoli di montagna.

Tantissime di queste realtà sono nate prima

della legge istitutiva sul servizio sanitario

nazionale. Penso ovviamente alla

AVIS, fondata da Vittorio Formentano

nel 1927. O alla Croce Rossa. O ancora di più alle Misericordie,

delle quali fanno parte le Fratres e le cui origini risalgono addirittura

al Medioevo.

Non c’ è dubbio, però, che negli ultimi 40 anni il volontariato,

grazie anche a leggi come la 833, abbia accresciuto il suo ruolo e

la sua importanza.

Pochi giorni fa, il 5 dicembre, abbiamo festeggiato – e ciascuna

associazione lo ha fatto con tantissimi eventi – la giornata internazionale

del volontariato.

Anche quest’anno, il presidente della Repubblica ha voluto inviare

un messaggio che invita ciascuno di noi a doverose riflessioni:

“Un Paese dove si spezzano i fili che uniscono le persone minando

la coesione sociale è un Paese impaurito e fragile. Il volontariato è,

al contrario, un antidoto alle chiusure e agli egoismi che possono

generarsi di fronte a momenti di difficoltà personale o collettiva.

Quest’anno l’Istat ha pubblicato il 26° rapporto annuale sulla

situazione del paese, mettendo al centro della ricerca le reti e le

relazioni sociali. Da esso emerge che il volontariato favorisce il

rafforzamento della fiducia interpersonale, abituando gli associati

a fidarsi vicendevolmente per raggiungere gli obiettivi e stimolando

lo sviluppo di sentimenti positivi.

Più in generale, il rapporto evidenzia che la percezione di poter

contare su altre in caso di necessità rassicura sulla qualità dell’ambiente

sociale e contribuisce ad attenuare la diffidenza verso gli

altri.

Dal rapporto emerge poi un legame stretto tra benessere personale

e volontariato: chi vive meglio fa più volontariato e chi fa volontariato

vive meglio.

Il volontariato viene posto da tutta la popolazione italiana in testa

alle attività più “piacevoli” della giornata: chi fa volontariato

ama farlo e pur essendo un impegno anche gravoso nel complesso

risulta un impegno piacevole, generando un effetto benefico che si

estende anche negli altri momenti della vita.

Niente più dell’esempio e del rapporto personale è quindi capace

di convincere .

E a proposito dell’importanza di avere figure

di riferimento ed esempi, non posso

in questa sede istituzionale non tornare al

1978 e all’approvazione della legge 833,

citando la figura di Tina Anselmi, il ministro

della sanità che appose la sua firma sul

testo e che tanto si batté in quegli anni per

quel tipo di provvedimento.

Tina Anselmi, oltre ad essere stata il primo

ministro donna della storia della repubblica,

contribuì a fare della legge sul Ssn

un testo che univa la componente tecnica

a una necessaria visione umana e sociale.

Ecco come in una delle rare interviste concesse

negli ultimi anni,prima della morte

avvenuta 2 anni, fa, ricordava quel periodo:

«Devo dire che in quegli anni, segnati da posizioni

molto diversificate, sicuramente c’era lo scontro. E tuttavia

esisteva un’adesione di fondo a quel principio sul quale è stata

costruita la riforma del Sistema sanitario italiano: l’adesione ai

valori su cui costruire la tutela e il diritto del cittadino ad avere

una garanzia da parte dello stato per quanto riguarda la sua

integrità. Per costruire un sistema che assumesse, come suo valore

fondante, la tutela della persona».

La tutela della persona, dell’ammalato, è anche lo spirito che

muove ogni giorno le nostre Associazioni. E al di là di scenari futuri

che possiamo solo in parte comprendere e delineare, il compito

di tutte le nostre realtà del dono sarà sempre quello di avere al

centro della azione la tutela della persona, sia esso il donatore – di

sangue, tessuti, organi o cellule. sia esso il paziente ricevente.