Essere alla Camera significa innanzitutto ricordare quanto sia
stata e sia tutt’ora preziosa la collaborazione tra Istituzioni e associazioni
del dono per conseguire obiettivi socio-sanitari e di coesione
sociale fondamentali.
È lo stesso spirito della legge 833/78, sui cui si soffermeranno i
prossimi interventi, che prevede un ruolo forte del volontariato.
Già l’articolo 1 della legge è chiaro nell’affermarlo:
“Le associazioni di volontariato possono concorrere ai fini
istituzionali del servizio sanitario nazionale nei modi e
nelle forme stabiliti dalla presente legge”.
È con gioia che ringrazio tutte le 8 associazioni
qui oggi rappresentate. Il mio
grazie va ai loro dirigenti e ai loro volontari,
per l’opera che quotidianamente
svolgono, con gratuità, in ogni area geografica
del nostro Paese. Chiedo pertanto
a ciascuno di voi di farsi portavoce di questo
ringraziamento, estendendolo a tutti i
propri volontari e donatori.
L’Italia ha una antichissima tradizione
di volontariato, opere caritative e assistenziali,
attive nei più differenti settori
e presenti in ogni angolo della penisola,
dalle zone più urbanizzate ai comuni più
piccoli di montagna.
Tantissime di queste realtà sono nate prima
della legge istitutiva sul servizio sanitario
nazionale. Penso ovviamente alla
AVIS, fondata da Vittorio Formentano
nel 1927. O alla Croce Rossa. O ancora di più alle Misericordie,
delle quali fanno parte le Fratres e le cui origini risalgono addirittura
al Medioevo.
Non c’ è dubbio, però, che negli ultimi 40 anni il volontariato,
grazie anche a leggi come la 833, abbia accresciuto il suo ruolo e
la sua importanza.
Pochi giorni fa, il 5 dicembre, abbiamo festeggiato – e ciascuna
associazione lo ha fatto con tantissimi eventi – la giornata internazionale
del volontariato.
Anche quest’anno, il presidente della Repubblica ha voluto inviare
un messaggio che invita ciascuno di noi a doverose riflessioni:
“Un Paese dove si spezzano i fili che uniscono le persone minando
la coesione sociale è un Paese impaurito e fragile. Il volontariato è,
al contrario, un antidoto alle chiusure e agli egoismi che possono
generarsi di fronte a momenti di difficoltà personale o collettiva.
Quest’anno l’Istat ha pubblicato il 26° rapporto annuale sulla
situazione del paese, mettendo al centro della ricerca le reti e le
relazioni sociali. Da esso emerge che il volontariato favorisce il
rafforzamento della fiducia interpersonale, abituando gli associati
a fidarsi vicendevolmente per raggiungere gli obiettivi e stimolando
lo sviluppo di sentimenti positivi.
Più in generale, il rapporto evidenzia che la percezione di poter
contare su altre in caso di necessità rassicura sulla qualità dell’ambiente
sociale e contribuisce ad attenuare la diffidenza verso gli
altri.
Dal rapporto emerge poi un legame stretto tra benessere personale
e volontariato: chi vive meglio fa più volontariato e chi fa volontariato
vive meglio.
Il volontariato viene posto da tutta la popolazione italiana in testa
alle attività più “piacevoli” della giornata: chi fa volontariato
ama farlo e pur essendo un impegno anche gravoso nel complesso
risulta un impegno piacevole, generando un effetto benefico che si
estende anche negli altri momenti della vita.
Niente più dell’esempio e del rapporto personale è quindi capace
di convincere .
E a proposito dell’importanza di avere figure
di riferimento ed esempi, non posso
in questa sede istituzionale non tornare al
1978 e all’approvazione della legge 833,
citando la figura di Tina Anselmi, il ministro
della sanità che appose la sua firma sul
testo e che tanto si batté in quegli anni per
quel tipo di provvedimento.
Tina Anselmi, oltre ad essere stata il primo
ministro donna della storia della repubblica,
contribuì a fare della legge sul Ssn
un testo che univa la componente tecnica
a una necessaria visione umana e sociale.
Ecco come in una delle rare interviste concesse
negli ultimi anni,prima della morte
avvenuta 2 anni, fa, ricordava quel periodo:
«Devo dire che in quegli anni, segnati da posizioni
molto diversificate, sicuramente c’era lo scontro. E tuttavia
esisteva un’adesione di fondo a quel principio sul quale è stata
costruita la riforma del Sistema sanitario italiano: l’adesione ai
valori su cui costruire la tutela e il diritto del cittadino ad avere
una garanzia da parte dello stato per quanto riguarda la sua
integrità. Per costruire un sistema che assumesse, come suo valore
fondante, la tutela della persona».
La tutela della persona, dell’ammalato, è anche lo spirito che
muove ogni giorno le nostre Associazioni. E al di là di scenari futuri
che possiamo solo in parte comprendere e delineare, il compito
di tutte le nostre realtà del dono sarà sempre quello di avere al
centro della azione la tutela della persona, sia esso il donatore – di
sangue, tessuti, organi o cellule. sia esso il paziente ricevente.